Queste introvabili immagini dell’ultimo concerto di Elvis gettano nuova luce sugli ultimi giorni di ‘The King’

I tantissimi fan presenti il 26 giugno 1977 alla Market Square Arena di Indianapolis non potevano certo sapere che stavano per assistere a un evento storico. Questo concerto era destinato a essere l'ultima esibizione dal vivo di Elvis Presley: il Re del Rock and Roll sarebbe morto soltanto due mesi dopo. Nonostante sia passato tanto tempo, le incredibili immagini dell'evento ti provocheranno ancora brividi lungo la schiena.

Inquietante sensazione

Ai tempi non esistevano certo i cellulari con la fotocamera, e quindi i filmati e le immagini dello spettacolo sono relativamente scarsi. Eppure anche tramite questi pochi mezzi, si evince che l’ultimo concerto di Presley non fu un evento qualunque. Forse era semplicemente dovuto al fatto che ‘The King’ era un artista straordinario… o forse per quell'inquietante sensazione: sapeva che sarebbe stato il suo ultimo spettacolo?

Decisamente emozionante

Lo storico concerto è stato senza dubbio ricco di emozioni. Oltre a fornire fantastiche interpretazioni dei suoi più grandi successi e diverse cover scelte con attenzione, Elvis aveva anche condiviso il palco con una serie di influenti figure della sua vita e carriera.

Situazione difficile

È giusto ricordare come Elvis Presley non si trovasse esattamente in una situazione comoda al momento del suo ultimo concerto. Vari membri della stampa sembravano trarre grande soddisfazione dal suo declino. In un articolo particolarmente pungente, lo scrittore Tony Scherman descrisse la star come una "grottesca caricatura della sua precedente versione elegante ed energica".

Un declino totale

In tutta onestà, Elvis stesso aveva fornito le munizioni ai giornalisti. Per esempio uno spettacolo ad Alexandria, Louisiana, terminò dopo meno di un’ora. Il concerto di Baton Rouge venne cancellato perché non trovò le energie sufficienti per alzarsi dal letto. Non fu l’unico: altre tre date saltarono a causa del comportamento erratico della star in declino.

Paranoia

Lo stesso Presley non era pienamente consapevole – o non si preoccupava particolarmente – dell'opinione del mondo esterno. Passava il suo tempo libero leggendo libri di contenuto spirituale e rimanendo nella sua stanza; a volte invitava suo cugino a discutere i suoi sketch preferiti dei Monty Python. Ma cadeva anche molto spesso in uno stato di paranoia – suscitando inevitabili paragoni con il famoso recluso Howard Hughes.

Ultimo singolo

Presley pubblicò il suo ultimo singolo, "Way Down", nella prima settimana di giugno di quello stesso anno. E poco dopo, registrò due spettacoli dal vivo per lo speciale ‘Elvis in Concert’, trasmesso dalla CBS. Peter Guralnick, uno dei critici presenti al primo concerto, descrisse il cantante come "il fantasma di sé stesso, parlava invece di interpretare nella maggior parte delle canzoni, sbagliava i tempi rispetto alla melodia in altre, e sembrava virtualmente incapace della coordinazione sufficiente per presentare una immagine adatta allo spettacolo".

Viso gonfio

Lo stesso scrittore rimase più favorevolmente impressionato dalla seconda esibizione di Presley a Rapid City, nel Sud Dakota, due giorni dopo. Guralnick notò infatti come la star "sembrasse più in forma" e "cantasse meglio". Eppure il critico descrisse anche il volto di ‘The King’ come "incorniciato da un casco di capelli blu-neri, da cui scendeva sudore sulle guance pallide e gonfie".

L’ultimo show destava preoccupazioni

Nonostante le recensioni estremamente negative ai suoi spettacoli e il suo preoccupante stato di salute, Elvis tornò sul palco pochi giorni dopo. Il 26 giugno 1976, la leggenda del rock-and-roll si presentò alla Market Square Arena di Indianapolis per quello che sarebbe stato uno spettacolo storico. Quasi 18.000 fan erano pronti e desiderosi di vederlo in azione.

Ultima volta sul palco

Senza dubbio alcune delle persone presenti avevano prenotato i biglietti per l'evento solo all'ultimo minuto, a causa dell'impertinente articolo pubblicato da ‘The Indianapolis Star’ sullo spettacolo. Il giornale locale recitava: "Se volete ammirare la schiena di Elvis Presley, potete ancora comprare posti dietro al palco a 15 dollari per il suo concerto alla Market Square Arena domani sera". Questo prezzo, per la cronaca, corrisponde a circa 60 dollari attuali.

Inizia il concerto

Gli spettatori del concerto vennero intrattenuti con vari spettacoli di apertura – partendo da una banda di ottoni sino a un cabarettista – prima che ‘The King’ salisse sul palco alle 22:00. Aprì lo show con una versione del poema sinfonico di Richard Strauss ‘Così parlò Zarathustra’, composto alla fine del 19° secolo, seguito dal classico blues in 12 misure ‘See See Rider’.

Una strana atmosfera

La folla in trepidante attesa era stata descritta come molto variegata. Il reporter Zach Dunkin di ‘Indianapolis News’ scrisse: "L’età media del pubblico era forse di 35 anni, e includeva un folto gruppo di fighetti. C'erano signore vestite con il desiderio di impressionare e tanti aspiranti in tenuta da Presley. Alcuni bambini hanno dovuto essere portati in braccio oltre i tornelli perché mamma e papà non avevano trovato una babysitter. Largo alle nuove generazioni di fan di Presley".

L’ultima scaletta

In ogni caso, nei successivi 80 minuti il pubblico ha avuto modo di ascoltare vari classici eseguiti dal vivo da Elvis – tra cui "Hound Dog", "Jailhouse Rock" e "Little Sister". Intermezzati da brani più lenti e malinconici come "Hurt" e "I Really Don't Want to Know". Abbinò poi "Don't Be Cruel" con "Teddy Boy".

Qualcosa di diverso

Elvis eseguì anche diverse canzoni rese famose da altri artisti, come per esempio il successo di Simon e Garfunkel "Bridge Over Troubled Water" e "Johnny Be Goode" di Chuck Berry. La scaletta comprendeva anche alcuni assoli eseguiti dai membri della talentuosa band di Presley. C'era però qualcosa di stranamente insolito nel comportamento di ‘The King’.

Comportamento insolito

Come da abitudine, Elvis era supportato da un'orchestra e da un gruppo di abili musicisti destinati ad accompagnare i suoi famosi toni soavi. Questi artisti includevano il pianista Tony Brown, il tastierista Bobby Ogdin, i chitarristi John Wilkinson e James Burton, il bassista Jerry Scheff e il batterista Larrie Londin. Non fu la loro presenza, ma il modo in cui li presentò ad attirare l'attenzione dei fan.

Sapeva che era giunto il momento?

In un modo decisamente inusuale, Elvis presentò ogni singolo musicista, così come molte altre persone importanti per lui, al pubblico da tutto esaurito. Una procedura non seguita comunemente da ‘The King’. Alcune persone credettero proprio per questo che Presley fosse cosciente di essere vicino alla sua fine. E forse con tale gesto voleva rendere omaggio a tutti coloro che lo avevano sostenuto.

Una teoria allarmante

Tuttavia, esiste un'altra teoria sui motivi del suo stato d'animo così riflessivo. Una biografia scritta dalle sue ex guardie del corpo Red e Sonny West era destinata a essere pubblicata poco dopo il concerto. I capitoli dedicati ai suoi problemi di abuso di sostanze preoccupavano molto Elvis, per i danni che avrebbero potuto causare alla sua carriera.

Tragedia

Suo padre, la sua compagna Ginger Alden, e la sua famiglia erano tra le persone omaggiate mentre si trovava sul palco. ‘The King aveva iniziato una relazione con la modella l'anno prima, e in seguito le aveva regalato un anello di fidanzamento tempestato di diamanti. La Alden sarebbe stata proprio la persona a scoprire il corpo di Presley il giorno della sua morte.

Un ultimo saluto

Presley chiuse lo spettacolo con una toccante interpretazione della popolare ballata "Can't Help Falling in Love with You". E prima di abbandonare il palco per l'ultima volta, la star si congedò dal suo pubblico estasiato – e ignaro dell’importanza del momento – con le seguenti parole: "Ci incontreremo di nuovo. Dio vi benedica. Adios".

Una recensione tagliente

La performance finale di Presley sembrò soddisfare la maggior parte dei quasi 18.000 fan presenti alla Market Square Arena. Ma i critici erano presumibilmente di un altro parere. La recensione più dura fu una gentile concessione di Zach Dunkin, scrittore dell'Indianapolis News, senza dubbio desideroso di esprimere la sua tagliente opinione.

Parole dure

Per cominciare, Dunkin mise in discussione il motivo per cui ‘The King aveva messo in scena lo spettacolo. Lo scrittore dichiarò: "Presley non ha certo bisogno di soldi, ma a quanto pare non si preoccupa particolarmente del modo in cui i suoi concerti vengono confezionati". Il critico era chiaramente offeso dall'intrattenimento messo in scena prima dell'arrivo di Elvis sul palco.

Una critica terribile

"È come aspettare il mangiatore di spade e il mangiatore di fuoco prima di vedere la VERA attrazione del circo", ha scritto Dunkin a proposito degli spettacoli di supporto. Il recensore non era inoltre per nulla contento delle tecniche usate dai venditori di merchandise. A quanto pare, i fan sono stati costretti ad ascoltare diversi annunci per convincerli a comprare souvenir.

Ha dimenticato i testi?

È stato però senza dubbio ‘The King’ in prima persona a scatenare le ire di Dunkin. Il critico ha ammesso di aver onestamente ammirato le interpretazioni di "Bridge Over Troubled Water" e "Hurt". Ma non era per nulla impressionato dal fatto che Presley dovesse leggere i testi delle sue stesse canzoni da un foglio.

Lettere d’insulti

Dunkin ha concluso la sua recensione con questa frase: "I fan sfegatati di Elvis devono smettere di proteggere il loro idolo e cominciare a pretendere di più. Sappiamo tutti che 'The King' può fare molto meglio di così". Il suggerimento del critico ha ottenuto l'effetto opposto: i sostenitori di Presley hanno infatti inviato a Dunkin una vera e propria ondata di lettere d'insulti in risposta all’articolo.

Difendere il loro idolo

Parlando con John Krull, Dunkin ha ricordato come molti fan gli abbiano rinfacciato di essere semplicemente geloso del talento di Elvis. Altri gli avevano invece indirizzato attacchi decisamente più personali. Eppure il critico ricevette anche conferme da alcune persone: in una lettera, per esempio, un ammiratore di “The King” si mostrava d'accordo con Dunkin, sostenendo che la star "avrebbe fatto meglio a rimanere a casa".

"Puro stile Presley"

Una recensione del concerto meno tagliente venne scritta da Rita Rose dell'Indianapolis Star: "Mentre le luci dell'Arena venivano abbassate dopo l'intervallo, si poteva sentire una supplica silenziosa tra il pubblico: per favore, Elvis, non farti vincere dal grasso. A 42 anni, Elvis aveva decisamente qualche chilo di troppo. Ma in questo caso riuscì a portare a termine una performance in puro stile Presley".

Recensione positiva

E mentre Rose aveva aperto il suo pezzo con un certo scetticismo, ha presto cambiato tono. Ha elogiato le performance di Presley in "This Time You Gave Me a Mountain" e "It's Now or Never". E non smise di sottolineare come la folla da tutto esaurito fosse totalmente eccitata nel vedere il loro idolo in azione.

Urla e grida

Rose ha scritto: "Elvis ha dovuto limitare i suoi movimenti in stile karate. Ma le posizioni prese imbracciando la sua chitarra hanno generato urla e grida dei fan entusiasti". Molte donne del pubblico si sono poi accalcate per raccogliere una delle tante sciarpe fatte penzolare dal palco da ‘The King’. Secondo Zach Dunkin, Elvis ha lanciato non meno di 46 sciarpe diverse durante il concerto.

Uno spettacolo speciale

Nel 2018 Todd Slaughter, presente sul palco di Indianapolis, ha spiegato quanto fosse rimasto folgorato dal vedere il suo eroe dal vivo. Ha raccontato a ‘The Big Issue’: "È stato uno spettacolo speciale. Ha cantato con il cuore. Avevo visto Elvis sul palco a Las Vegas davanti a un pubblico di 2.000 persone, e l'atmosfera era altrettanto elettrizzante. Il pubblico è letteralmente esploso all’annuncio della presenza di 250 inglesi".

L'ultimo filmato

Lo stesso Slaughter occupa in realtà un posto decisamente speciale nella storia del Re del Rock and Roll. Il britannico – direttore di un fan club inglese per più di mezzo secolo – ha incontrato il suo idolo all'aeroporto di Indianapolis. E il filmato di questo evento sarebbe l'ultimo prima della sua morte.

Riprese non ufficiali

Non è mai esistita una pubblicazione ufficiale e completa del concerto; si possono solo trovare filmati di bassa qualità su YouTube. Solo anni dopo una copia non ufficiale del concerto venne resa disponibile dalla A.J. Records con il titolo di ‘The Last Farewell’, prima di essere ripubblicato come ‘Adios: The Final Performance’.

L'ultima registrazione di “The King”

Elvis aveva realizzato la sua ultima registrazione ufficiale alla fine di ottobre dell'anno precedente. La star aveva registrato una sovraincisione vocale su un brano chiamato "He'll Have to Go", realizzata nello studio ‘Jungle Room’ della sua casa di Graceland. La canzone apparve poi su ‘Moody Blue’, il 24° LP di Presley, arrivato nei negozi appena un mese prima della sua morte.

Poche ore prima del decesso

In realtà l'ultima esibizione di Elvis non avvenne alla Market Square Arena di Indianapolis, ma fu una versione da pianoforte di "Blue Eyes Crying in the Rain", eseguita poche ore prima della morte nella sua casa di Graceland. La canzone della leggenda country Willie Nelson aveva ottenuto un grande successo due anni prima.

Niente più concerti

Presley doveva infatti lasciare Memphis, la sua città natale, quello stesso giorno per iniziare una nuova serie di spettacoli dal vivo. Ma ‘The King’ non ebbe più la possibilità di uscire dalla sua casa di Graceland. Nel primo pomeriggio, la fidanzata di Elvis, Ginger Alden, lo trovò disteso sul pavimento di uno dei tanti bagni, completamente inerte.

Completamente congelato

Il racconto della testimone oculare indicava: "Sembrava che il corpo di Elvis si fosse completamente pietrificato mentre era seduto sul gabinetto, per poi cadere in avanti, in quella strana posizione finale. Dava la sensazione che dal momento della morte al momento in cui era crollato sul pavimento, Elvis non si fosse mosso".

Un giorno tragico

La morte di Presley venne confermata ufficialmente al Baptist Memorial Hospital, alle 15:30 dello stesso giorno. Circa 80.000 fan disperati furono presenti il 18 agosto lungo il percorso del corteo funebre, dalla sua casa di Graceland al Forest Hill Cemetery. ‘The King’ venne sepolto accanto a sua madre, Gladys Presley, morta nel 1958.

Targa commemorativa

Il luogo dello storico concerto finale di Elvis non esiste purtroppo più. Dopo la sua demolizione nel 2001, lo spazio una volta occupato dalla Market Square Arena venne adibito a parcheggio. Una targa commemorativa venne posta in mezzo alla piazza per ricordare una data così importante nella storia del rock-and-roll.

La capsula del tempo

La targa ha subito poi vari spostamenti: prima all’interno dell'Indianapolis Cultural Trail, e successivamente durante la costruzione della sede del produttore di motori Cummins. Infine nel 2018 è stata spostata al 320 di E. Market St, appena fuori da un negozio Whole Foods. Una capsula del tempo con una registrazione del concerto è stata sigillata durante la cerimonia per celebrare la nuova sede della targa.

Memoriale per ‘The King

La cofondatrice del comitato di beneficenza del ‘Taking Care of Presley Memorial’, Kay Lipps, ha collaborato nella realizzazione del monumento commemorativo. Dettaglio interessante: Lipps era anche una di quei fortunati 18.000 fan stipati nella Market Square Arena, in quella storica giornata del giugno 1977. Si trovava in prima fila.

Una voce affascinante

Lipps ha dichiarato all'Indianapolis Star come avesse apprezzato in particolare l'interpretazione di Elvis in "Bridge Over Troubled Water". E la fan ha aggiunto: "È stato uno dei suoi migliori spettacoli di fine carriera. Ero felice di vederlo. Era di buon umore ed era il vero Elvis. La sua voce, naturalmente, era affascinante".